La profezia rap di Moder | la CRONACA di RAVENNA

La profezia rap di Moder

La vita di Lanfranco Vicari, tra Teatro delle Albe, Cisim e Summertime. Il progetto di un nuovo disco

02 settembre 2020 - Ha cominciato a fare rap da adolescente, a cavallo del nuovo millennio, quando in Italia questo genere musicale era ancora abbastanza di nicchia. Vent’anni più tardi, dopo numerose esperienze musicali e artistiche a tutto tondo – prima fra tutte la direzione artistica del Cisim di Lido Adriano - è ancora il rap la strada che gli permette di esprimersi al meglio: con l’esperienza di un trentaseienne, ma una creatività e una capacità di coinvolgimento – soprattutto nelle performance dal vivo – che lo fanno apprezzare anche a un pubblico molto più giovane, e oggi molto più abituato a masticare quotidianamente il rap (nelle sue varie varianti, trap in primis).
La maturità di Lanfranco Vicari, in arte Moder, da alcuni anni si è concretizzata anche nella pubblicazione di album personalissimi e molto apprezzati: all’esordio “Otto dicembre”, datato 2016, si è aggiunto qualche mese fa il nuovo “Ci sentiamo poi”, uscito ai primi di marzo, pochi giorni prima del lockdown…



Il brano di lancio del disco, “Non ne posso più”, ha un ritornello che dice “Tanto è una vita che piove sfiga”. Sembra quasi profetico, visto quel che è accaduto nei mesi successivi.
In effetti, da quando è uscito il disco è cambiato tutto, anche nella scena musicale. E l’idea di organizzare una lunga serie di concerti live per promuoverlo, ovviamente, è saltata: siamo riusciti a fare una decina di date nelle ultime settimane, ma in condizioni molto diverse da prima. Però non mi lamento: tanta gente - forse anche grazie al lockdown - ha ascoltato il disco, ho avuto molti apprezzamenti. E sono convinto che sia il mio disco migliore, come se avessi raccolto quello che avevo seminato con quello precedente. Paradossalmente insomma sono contento, anche se dal vivo non so quando la situazione possa tornare normale.

Come sei riuscito a promuoverlo nei mesi della chiusura?
Principalmente usando molto i social, anche se non è la mia dimensione abituale. Noi abbiamo una nicchia per cui i dischi ancora li vendiamo, on line ha venduto abbastanza. Il termometro è Spotify: da lì puoi vedere giornalmente cosa accade, chi è il tuo pubblico, quanti anni ha. E il mio è sempre più trasversale, con una fascia importante che va dai 18 ai 22 anni. Io non ho più quell’età, ma questa è una cosa bella: il rap è sempre più trasversale, ci sono rapper anche più vecchi che comunque sanno parlare ai più giovani.

In Italia la vera popolarità è arrivata di recente: anche Sanremo ha aperto ai rapper. Cosa ne pensi?
E’ vero, solo ora in Italia siamo arrivati alla popolarità. A Sanremo hanno portato artisti interessanti, il lato colto del nostro rap: il trap, in generale, è più popolare ma meno creativo. Sono contento per le carriere di tutti: ma io ho iniziato vent’anni fa, se partissi oggi non sono sicuro che punterei ancora sul rap. Quando ho iniziato, a sedici anni, non volevo essere alla portata di tutti, giravo in skate perché non ci girava nessuno, cercavo di esprimere la mia diversità...

Dagli esordi ad oggi, nella tua vita sono passate molte esperienze. A cominciare dal rapporto con il Teatro delle Albe.
Quando sono arrivato a Ravenna da Cervia, verso i 16 anni, facevo già rap ma c’era poco giro. Un giorno vengo a sapere che un attore cercava un rapper per un suo spettacolo: mi sono presentato, lì è nata la prima esperienza delle Albe. E forse anche il loro modo di lavorare e di insegnarti la disciplina - ma anche lo stimolo a farti costruire le tue esperienze da solo - mi ha fatto capire che era questo il lavoro che volevo fare.
Da lì ci ho creduto: e ho fatto di tutto - il fonico, l’organizzatore di concerti - e questo è diventato il mio lavoro ma anche la mia vita, a livello spirituale. Mi sento di fare parte di una comunità artistica, e continuo a lavorare anche facendo cose diverse: in queste settimane, ad esempio, ho collaborato con la produzione Netflix di “Summertime”, la serie che stanno girando sulla riviera, occupandomi della scelta delle location.

In questo percorso artistico a tutto tondo, da diversi anni è entrata la direzione artistica del Cisim. Cosa significa il Cisim per te, e cosa per Lido Adriano?
Per me, e per i miei soci, è stata la seconda fase della nostra vita. Dopo aver imparato il mestiere - era il 2010 - dovevamo decidere cosa fare da grandi: ho scelto di seguire il Cisim, per la sua complessità, per la capacità di unire linguaggi diversi. Per noi è stato un passaggio fondamentale, come se avessimo trovato casa, messo radici.
Credo che anche per Lido Adriano il Cisim sia molto importante: intanto non si concentra sull’estate, lavora non solo per il turista ma per la comunità. Come incubatore culturale è cresciuto molto in questi anni: si parlano linguaggi diversi e alti, ci si prova a dotare di strumenti per esprimersi. L’idea è trasformarlo sempre di più in un centro multifunzionale, come a Berlino o in altre grandi città, aperto magari dalla mattina alla notte. Anche se a Ravenna è difficile, perché è una città ricchissima di offerta culturale, e c’è competizione e vastità di proposte.

Guardiamo avanti. Covid permettendo, quali sono i tuoi prossimi progetti in ambito musicale?
Da ottobre mi piacerebbe rimettermi a lavorare su un disco nuovo: ho già del materiale in testa, anche se non ho avuto tanto tempo per elaborarlo. E poi, con i ragazzi che mi hanno aiutato ad arrangiare l’ultimo album vorrei costruire un live un po’ più “crooner”, per poter fare concerti live distanziati come forse si potrebbero fare quest’inverno nei locali al chiuso. E’ un po’ difficile immaginarselo, ma non è impossibile…


© copyright la Cronaca di Ravenna
CONDIVIDI

Altro da:
Sopra le righe

Ortazzo, «lo scandalo continua»

Gli ambientalisti: «Il Parco del Delta non emette alcun cenno risoluto rispetto a ...

Ortazzo, «lo scandalo continua»

Gli ambientalisti: «Il Parco del Delta non emette alcun cenno risoluto rispetto a ...

Dialogo sul Mediterraneo. INTERVISTA a Marc Lazar

È uno dei due protagonisti con l’ex Ministro Marco Minniti, del dibattito organizzato ...

Dialogo sul Mediterraneo. INTERVISTA a Marc Lazar

È uno dei due protagonisti con l’ex Ministro Marco Minniti, del dibattito organizzato ...

Architettura, «una nuova visione con al centro la qualità». INTERVISTA

Come sfuggire alla schiavitù nei confronti delle logiche di mercato. Ne parla Marco ...

Architettura, «una nuova visione con al centro la qualità». INTERVISTA

Come sfuggire alla schiavitù nei confronti delle logiche di mercato. Ne parla Marco ...

CNA parti

Sopra le righe

"Strùffati": Comune e Prefettura in difesa delle persone vittime di truffe. Il video con Maria Pia Timo

Tornano le azioni sul territorio. Si parte martedì 9 aprile alle 20.30 all'Almagià ...

Ortazzo, «lo scandalo continua»

Gli ambientalisti: «Il Parco del Delta non emette alcun cenno risoluto rispetto a ...

Dialogo sul Mediterraneo. INTERVISTA a Marc Lazar

È uno dei due protagonisti con l’ex Ministro Marco Minniti, del dibattito organizzato ...

Architettura, «una nuova visione con al centro la qualità». INTERVISTA

Come sfuggire alla schiavitù nei confronti delle logiche di mercato. Ne parla Marco ...

Salvò al mondo la Domus dei Tappeti di Pietra

RavennAntica intitoli uno spazio pubblico a Ezio Fedele Brini

Prospettiva Dante. Giancarlo Giannini incanta il pubblico

L'attore italiano ha aperto la XII edizione del festival promosso dalla Fondazione ...

Celebrato il 702esimo annuale di Dante. LE FOTO

Dalla prolusione alla Biblioteca Classense all'Offerta dell'Olio

Alluvione/ Oltre 600 firme per la petizione “Stop al pagamento delle utenze"

Promossa da una cittadina di Fornace Zarattini, Alessandra Musumeci. «Eni, Hera, ...