Tiro a segno, Angelini: "Un poligono nuovo da 10 metri, ecco la nostra richiesta al Comune" | la CRONACA di RAVENNA

Tiro a segno, Angelini: "Un poligono nuovo da 10 metri, ecco la nostra richiesta al Comune"

Il presidente: "Ottocento soci, cinque 'campi' in cui si divide l’attività, una squadra agonistica che vanta una trentina di atleti e che è al quinto posto nel ranking italiano. Ecco chi siamo"

08 giugno 2020 - Ottocento soci, cinque “campi” in cui si divide l’attività, una squadra agonistica che vanta una trentina di atleti e che è al quinto posto nel ranking italiano.
Sono le cifre più evidenti di una realtà che forse molti non conoscono: il Poligono di Tiro Nazionale, la grande struttura che sorge in via Trieste, praticamente di fronte al Pala De André: costruita negli anni Settanta accanto al vecchio Tiro a Segno (che nel 2022 compirà 160 anni), è gestita dalla sezione ravennate del Tiro a Segno Nazionale, che ha appena riaperto l’attività dopo il lockdown. E che da pochi giorni ha anche rinnovato le cariche sociali, nominando presidente per il prossimo quadriennio Ivo Angelini, che già aveva guidato la sezione nel decennio scorso.
Presidente, innanzitutto com’è la “vita quotidiana” del poligono ravennate? Chi lo frequenta?
Chi viene qui ad esercitarsi deve essere socio: in parte sono soci “obbligati”, che per lavoro devono mantenere l’esercizio delle armi – guardie giurate, agenti della Polizia municipale, membri della Capitaneria di Porto. In parte sono appassionati: uno zoccolo duro di oltre trecento persone, di ogni età, che lo fanno per diletto.
A cui si aggiunge la squadra agonistica: una trentina di atleti, alcuni dei quali di livello assoluto. Come Giovanni Pezzi, campione mondiale juniores 2018 e campione italiano juniores 2019 nella specialità “target sprint”; o come Chiara Piazza, campionessa italiana juonores femminile.
Ma chi lo fa per “diletto”, mediamente, da cosa è motivato? Come nasce la passione per le armi? E’ legata anche a una ricerca di sicurezza personale?
Le motivazioni possono essere diverse. Per i più, tirare presuppone un momento di concentrazione, di disciplina personale, insomma di benessere. A cui magari si aggiunge una dimensione conviviale, perché fra soci facciamo spesso feste, mangiate, o iniziative curiose come il “tiro alla scopa della Befana”, ogni anno ai primi di gennaio.
La ricerca di sicurezza, che in questi anni in effetti è cresciuta, motiva chi viene per imparare a usare una pistola, grazie ai corsi che facciamo e che consistono in quattro lezioni obbligatorie. Ma noi spieghiamo loro che una cosa è imparare a usare un’arma, un’altra è usarla per difesa: sia per le norme ferree che definiscono dove si deve tenere una pistola nella propria abitazione, sia perché nel malaugurato caso di una rapina, chi non ha dimestichezza probabilmente non riesce neanche ad attivarla, la pistola, se si trova ladri in casa… Usare un’arma è una cosa delicatissima: noi insegniamo a sparare, ma chi poi torna qui lo fa solo al poligono, come momento di esercizio personale.

Com’è strutturato il poligono ravennate?
Attualmente abbiamo cinque poligoni: quello a 10 metri, dove si fanno i campionati con la pistola o la carabina ad aria compressa. Poi tre poligoni per le armi a fuoco (dal calibro 22 al calibro 45), per le quali serve una specifica patente: un poligono a 25 metri per la pistola automatica, uno a 25 metri per le pistole di grosso calibro, e uno a 50 metri per le carabine calibro 22.
Infine c’è il nostro “gioiellino”, la galleria di tiro al chiuso: è l’unica in Romagna (anche a livello nazionale sono al massimo una decina), ha cinque postazioni, e l’utente spara in assoluta sicurezza, perché ci sono le paratie blindate imperforabili. Tutti i poligoni, peraltro, sono omologati dal Genio Militare, sotto la giurisdizione del Ministero della Difesa.
Ma la Sezione, di preciso, cosa fa?
L’Associazione Italiana Tiro a Segno – di cui siamo la sezione locale - associa oltre 250 poligoni, ed è l’unica realtà che può certificare il maneggio armi. Noi abbiamo un ruolo pubblicistico, di certificatori: il presidente, dietro segnalazione dei direttori di tiro, certifica se una persona può o no maneggiare armi.
Noi organizziamo i corsi per dare il brevetto; volendo gestiamo anche corsi successivi, su prenotazione, per chi vuole conoscere meglio l’uso delle armi. Più in generale, comunque, la sezione gestisce tutti gli aspetti del Poligono: anche l’organizzazione delle attività ordinarie, o di quelle promozionali, come “Porte aperte al Tiro a Segno”, che facciamo ogni autunno.
Lei è appena stato rieletto, per il prossimo quadriennio. Quali sono gli obiettivi principali del mandato?

Faccio una premessa: a breve il terreno su cui sorge il poligono, che è del demanio, passerà al Comune. Abbiamo già alcune richieste da fare all’amministrazione: la più importante riguarda la realizzazione di un poligono nuovo da 10 metri a pianterreno (quello attuale è al primo piano), per poter permettere l’attività anche ai disabili, le cui richieste sono in crescita.
E ci piacerebbe anche realizzare un nuovo poligono a 100 o 200 metri dove utilizzare i fucili “ex ordinanza”, cioè quelli che in passato venivano adottati dalle forze armate di qualche Paese. Infine, fra due anni il Tiro a Segno Vecchio compie 160 anni: vorremmo organizzare un evento in grado di dare rilievo a questa storica struttura. Oggi lo abbiamo affidato a un gruppo di architetti, l’Officina Meme, proprio perché lo valorizzino con idee originali, che siano di richiamo all’intera nostra attività.

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