Sopra le righe
Chiarini: "I ristoranti riaprono? Evviva". Critiche alla moltiplicazione delle 'denominazioni'
"Tra i servizi e diritti di base emersi col Covid (salute, istruzione, cibo) va inserita la ristorazione. Ha ampliato i servizi alla popolazione, con asporto e delivery, e aiutato chi meno ha con il Piatto sospeso. Ora servono politiche innovative"
09 febbraio 2021 - Come sovente succede in momenti di crisi emergono i problemi più acuti non sempre le loro soluzioni.
Si parla ovviamente di sanità (e speriamo in una migliore organizzazione della prevenzione e delle strutture di base), di formazione e cultura (e speriamo attenzione alla formazione/lavoro e a una cultura anche come risorsa) e di alimentazione come diritto da rendere costituzionale (i negozi di alimentari sono stati giustamente aperti… ma i ristoranti e tutta la rete degli locali pubblici del cibo?).
Ora si riparte con una maggiore evidenza dei servizi/diritti di base (salute/istruzione/alimentazione), ma per l’alimentazione perché finalmente non si provvede a legiferare anche per i cosiddetti trasformatori (ristoranti, pizzerie, trattorie, agriturismi) e creare ‘assessorati alla gastronomia’ per redigere ‘piani comunali integrati sull’alimentazione’?
Ora si riparte con la ristorazione, speriamo anche la sera, almeno laddove ci siano norme di sicurezza evidenti, con distanziamenti e servizi inappuntabili. I ristoratori hanno bisogno di maggiore stabilità come per qualsiasi impresa produttiva per aspetti di continuità gestionale e utilizzo di materie prime. E a maggior ragione oggi, che ampliano i servizi per la popolazione con il delivery e l’asporto, oltre che a garanzia di trasparenza, di lotta agli sprechi, di aiuto a chi meno ha, come ad es. con il ‘Piatto Sospeso’.
I tre settori strategici, ristorazione compresa, hanno cioè bisogno di elaborare politiche innovative per uscire dalla crisi, politiche che nascano da esigenze proprie, ma anche supportate ed elaborate dalle associazioni culturali, di categoria e dalle istituzioni.
A Ravenna qualcosa si muove, ma le elezioni incalzano e i programmi elettorali dovranno contenere proposte innovative che rispondano anche a criteri ambientalistici, salutistici, di economia civile, di decoro urbano, ecc. ecc... In qualche modo la ristorazione ha retto nonostante la crisi, ma deve avere orizzonti più avanzati per attirare capitali e progettare nuovi servizi di qualità e di identità territoriale... e moltiplicare le ‘denominazioni’ presuppone politiche alimentari che i Comuni faticano a esprimere.
Franco Chiarini
Staff RavennaFood/CheftoChefemiliaromagnacuochi
© copyright la Cronaca di Ravenna
Si parla ovviamente di sanità (e speriamo in una migliore organizzazione della prevenzione e delle strutture di base), di formazione e cultura (e speriamo attenzione alla formazione/lavoro e a una cultura anche come risorsa) e di alimentazione come diritto da rendere costituzionale (i negozi di alimentari sono stati giustamente aperti… ma i ristoranti e tutta la rete degli locali pubblici del cibo?).
Ora si riparte con una maggiore evidenza dei servizi/diritti di base (salute/istruzione/alimentazione), ma per l’alimentazione perché finalmente non si provvede a legiferare anche per i cosiddetti trasformatori (ristoranti, pizzerie, trattorie, agriturismi) e creare ‘assessorati alla gastronomia’ per redigere ‘piani comunali integrati sull’alimentazione’?
Ora si riparte con la ristorazione, speriamo anche la sera, almeno laddove ci siano norme di sicurezza evidenti, con distanziamenti e servizi inappuntabili. I ristoratori hanno bisogno di maggiore stabilità come per qualsiasi impresa produttiva per aspetti di continuità gestionale e utilizzo di materie prime. E a maggior ragione oggi, che ampliano i servizi per la popolazione con il delivery e l’asporto, oltre che a garanzia di trasparenza, di lotta agli sprechi, di aiuto a chi meno ha, come ad es. con il ‘Piatto Sospeso’.
I tre settori strategici, ristorazione compresa, hanno cioè bisogno di elaborare politiche innovative per uscire dalla crisi, politiche che nascano da esigenze proprie, ma anche supportate ed elaborate dalle associazioni culturali, di categoria e dalle istituzioni.
A Ravenna qualcosa si muove, ma le elezioni incalzano e i programmi elettorali dovranno contenere proposte innovative che rispondano anche a criteri ambientalistici, salutistici, di economia civile, di decoro urbano, ecc. ecc... In qualche modo la ristorazione ha retto nonostante la crisi, ma deve avere orizzonti più avanzati per attirare capitali e progettare nuovi servizi di qualità e di identità territoriale... e moltiplicare le ‘denominazioni’ presuppone politiche alimentari che i Comuni faticano a esprimere.
Franco Chiarini
Staff RavennaFood/CheftoChefemiliaromagnacuochi
© copyright la Cronaca di Ravenna