Masotti: "Io faccio le foto, ma la presenza delle parole altrui è altrettanto importante per completare il lavoro" | la CRONACA di RAVENNA

Masotti: "Io faccio le foto, ma la presenza delle parole altrui è altrettanto importante per completare il lavoro"

Il fotografo è rientrato da Londra a Ravenna dopo il voto sulla Brexit. Il suo ultimo volume “Memory Lane, uno sguardo lungo un secolo”

16 dicembre 2020 - Ha vissuto e lavorato a lungo in Inghilterra, come professore. Allievo e amico di Gianni Celati, è appassionato da sempre di fotografia e contemporaneamente è attivo in ambito sociale. Oggi Maurizio Masotti, rientrato nella natia Ravenna, ha appena pubblicato il suo quarto libro, che è forse riduttivo definire fotografico: in “Memory Lane, uno sguardo lungo un secolo” ci sono ovviamente le foto di Maurizio, ma anche molti altri contributi (fra i quali uno scritto di Marcello Fois) che lo rendono ancora più interessante.
Il volume è un viaggio sul filo della memoria composto da due sezioni distinte. Nella prima, Masotti ha ricostruito, attraverso un mosaico di foto e documenti, l’esistenza di Anna, sua madre, che a partire dalla fine degli anni ’40 fu responsabile dell'asilo per i figli dei braccianti della Cooperativa di Piangipane. La seconda racconta invece il percorso dell’autore attraverso una selezione di scatti evocativi di esperienze, viaggi e incontri in varie parti del mondo.


Cominciamo dall’inizio. “Un secolo”, ovvero a ritroso fin dai ricordi di tua mamma. Come mai partire da lì?
Mia madre Anna è morta nel 2000, dopo dieci anni in una casa di riposo. Da tempo sapevo che avrei dovuto fare i conti con questa cosa, e alcune foto dell’album di famiglia le ho scoperte solo dopo la sua morte, dieci anni fa. Ho sentito che dovevo chiudere questa storia, recuperando la memoria di mia mamma, e in parte – come dice Alessando Luparini nel suo saggio interno al libro – cercare di capire cosa fu nell’immediato dopoguerra la situazione della cooperazione nelle nostre campagne. Questa è una delle molle che mi ha fatto lavorare negli ultimi anni. Ecco perché il libro ha molte più cose, oltre alle immagini.
Credo che questo libro possa essere la summa fotografica e descrittiva di un percorso che è cominciato mezzo secolo fa, e in parte era contenuto nei miei libri precedenti - Controvento (2011), Overseas, oltremare, altrimari (2015) e before/after brexit (2016), ndr - . Ecco perché mi pareva importante anche il discorso degli anni ’50, i ricordi della vita di mia mamma a Piangipane.

Hai vissuto per anni in Inghilterra. Quali ricordi hai di quel periodo?
L’Inghilterra è la mia seconda patria, mi sono laureato in inglese e ho lavorato a lungo là, dove fra l’altro mia moglie Carla operava per l’Istituto Italiano di Cultura. Ho deciso di lasciare Londra un mese dopo il voto sulla Brexit, nel 2016. Là, oltre a lavorare, ho fatto volontariato fotografico con i rifugiati: facevamo corsi di foto per gli immigrati e soprattutto per i rifugiati, e dopo aver dato loro macchine fotografiche analogiche, li mandavamo a fotografare la città, scegliendo i soggetti che preferivano. Facemmo anche un paio di mostre fotografiche a Londra, per far vedere la metropoli con gli occhi degli altri.

Nei tuoi libri ci sono le tue immagini, ma spesso anche le parole di altri, di autori anche importanti: da Gianni Celati a Marcello Fois, come in questo caso. Qual è il rapporto fra parole e immagini, nella tua ricerca?

Il rapporto è strettissimo. Nel caso di Celati, ad esempio, lui era molto amico di un grande fotografo come Luigi Ghirri… Io non sono così bravo a scrivere, ma se ripenso a un libro straordinario come “Verso la foce” di Celati, non posso vederlo slegato dalle foto di Ghirri. Insomma, questo tipo di lavoro è congiunto: nel mio caso, io faccio le foto, ma la presenza delle parole altrui è altrettanto importante per completare il lavoro.

Tornato a Ravenna, hai ripreso a occuparti di volontariato sociale…
Sì, sono l’immeritato presidente di un’associazione di volontariato, “Tracce migranti”, che sta partendo proprio in queste settimane: siamo dieci soci, italiani e non, e intendiamo lavorare nel terzo settore – in collaborazione con il CSV Per gli altri - nel campo della formazione linguistica e culturale.

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