Cultura
L’attualità dei Balcani. INTERVISTA
da oggi tre giorni di convegno. Ne parla l’organizzatore il Prof. Marchi
Per questo il convegno “Lo spazio adriatico e i Balcani dal Medioevo all’età contemporanea”, organizzato a Ravenna dal 26 al 28 ottobre dall’attivissimo corso di laurea in Storia, Società e Culture del Mediterraneo, ha una valenza che va ben oltre un pubblico di addetti ai lavori: al contrario, si pone come un appuntamento stimolante anche per un pubblico più ampio, soprattutto nella mattinata conclusiva, nella quale la Biblioteca Classense ospiterà due tavole rotonde di grande richiamo, con relatori di prima grandezza (fra i quali Piero Fassino, Alberto Pagani, Patrizio Fondi).
Ne parliamo col professor Michele Marchi, coordinatore del Corso di Laurea ravennate e curatore scientifico del convegno (assieme al professor Michele Salvigni).
Professore, perché è importante riflettere sui Balcani nella situazione attuale?
Con una battuta, potrei dire perché ci sono già abbastanza problemi per non aggiungerne altri… In realtà, i Balcani possono rappresentare un esempio di successo, perché sono stati al centro delle dinamiche di tutto il Novecento. Qui, in qualche modo, tutto ebbe inizio nel secolo scorso, dall’attentato che scatenò la Grande Guerra. E al momento del crollo del Muro, quando si pensava che tutto fosse finito, il nuovo conflitto nacque di nuovo nei Balcani. Ma da quel contesto sono uscite anche situazioni positive: due paesi già nella Ue, altri possibili, sebbene alcune situazioni siano ancora di pace armata. Resta il fatto che in generale quella degli ultimi trent’anni nei Balcani è una storia di successo: basti pensare all’Albania e alla sua crescita.
Quanto può incidere la travagliata storia dei paesi balcanici nella situazione geopolitica mediterranea attuale?
Nell’area balcanica, seppure con difficoltà, un certo tipo di convivenza si sta mettendo in piedi. Se ci ragioniamo nel breve periodo, si potrebbe dire il contrario, visti anche alcuni episodi recenti; ma se valutiamo sul medio-lungo periodo la situazione è molto migliorata. Attenzione però a fare comparazioni fra Balcani e Medio Oriente, ognuna delle due aree ha le sue peculiarità.
Come sono oggi i rapporti fra l’Italia e i paesi di quell’area?
Questo è un tema molto interessante: la storia ci aiuta, e se anche non vogliamo andare molto indietro, penso glia sforzi che l’Italia fece dal finire degli anni ’80 – con Andreotti e De Michelis – che erano stati fatti in tempi non sospetti, e a cui oggi si guardia come a esempi importanti e virtuosi. Soprattutto pensando che nel passato novecentesco c’erano stati precedenti problematici e irredentisti. Per fortuna, anche durante la guerra balcanica, l’Italia è stata in prima fila per trovare soluzioni pacifiche e concertate. Ed è stata in prima linea anche quando è stato il momento di ricostruire, assieme alla Germania.
Nei giorni scorsi, il suo Corso di Laurea ha anche ospitato una lezione aperta sulla situazione in Israele. Com’è andata?
E’ stato un successo travolgente. Oltre all’aula gremita in presenza, siamo arrivati ad avere un’ottantina di contatti anche on line, diversi dei quali con scuole medie e superiori collegate. Davvero un momento coinvolgente, con interventi di alto livello e 45 minuti di domande e risposte alla fine delle relazioni, su temi molto delicati.
Avviato quattro anni fa, il Corso di Laurea si è fin da subito caratterizzato anche per l’organizzazione di diversi momenti pubblici di riflessione sull’attualità. Come sta rispondendo Ravenna?
Ho ricevuto ottimi feedback dagli insegnanti, e anche dall’amministrazione comunale, per aumentare ancora questi momenti di lezioni aperte. Speriamo che anche il convegno sui Balcani dia questo esito: abbiamo già scolaresche che saranno presenti, e la stessa scelta di tenere una parte del convegno non nelle aule universitarie bensì alla Classense va in questa direzione. Ci auguriamo che sia un moltiplicatore per crescere ancora.
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