Cultura
Riccardo Muti per le Vie dell’Amicizia: «La musica non usa parole e unisce le persone»
Nel Teatro Grande di Pompei si è tenuto il concerto conclusivo dopo le serate a Ravenna e in Giordania
12 luglio 2023 - Il colpo d’occhio è impressionante: millecinquecento persone riempiono i gradoni del Teatro Grande, il magnifico anfiteatro che fu sepolto con tutta Pompei dall’eruzione del Vesuvio nell’anno 79, e che fu in seguito recuperato grazie agli scavi archeologici e accuratamente restaurato. Le antiche pietre, nel Parco archeologico della città campana costantemente assaltato dai turisti, accolgono il concerto conclusivo delle Vie dell’amicizia 2023.
Nell’ambito dell’appuntamento annuale di Ravenna Festival, che con Riccardo Muti fin dal 1997 crea un ponte tra i popoli grazie alla musica, l'8 luglio era stato organizzato un concerto per i profughi siriani del campo di Za’atari, in Giordania: ottantamila persone che vivono in situazione sempre più precaria nonostante il sostegno di governo giordano e UNHCR, che hanno istituito il campo fin dal 2012, e delle organizzazioni umanitarie presenti in loco.
Oltre a realizzare il concerto, Ravenna Festival ha portato in dono alcuni strumenti, perché tra i profughi ci sono diversi musicisti: oltre agli oud, cioè liuti, e migwiz, strumenti a fiato, già offerti, è previsto l’arrivo di violini e in parallelo una donazione per acquisto di altri strumenti tradizionali che non si sarebbero potuti reperire in Italia. La musica, che affratella gli esseri umani, è stata così portata in segno di partecipazione e di solidarietà ai profughi di Za’atari, tra le loro baracche, e la sera del giorno successivo al pubblico giordano, nel Teatro romano di Jerash, che per circostanze storiche è simile nella forma a quello di Pompei.
Il programma della serata, lo stesso eseguito a Ravenna due giorni prima, è stato replicato la sera di martedì 11 a Pompei, dove lo abbiamo ascoltato: comprendeva il second’atto dell’Orfeo ed Euridice di Gluck, con il sensibile controtenore Filippo Mineccia, che il pubblico di Ravenna già conosce per il suo ruolo nel Tamerlano di Vivaldi con Accademia Bizantina e Ottavio Dantone; poi “Casta diva”, la celeberrima aria dalla Norma di Bellini, affidata a un soprano giovanissimo ma dalle doti già evidenti, Monica Conesa. Infine, Il canto del destino di Brahms, sul prezioso testo del poeta tedesco Friedrich Hölderlin, dove il Coro Cremona Antiqua, ottimamente preparato da Antonio Greco, ha assunto un ruolo da protagonista.
Tre lavori avvicinati dalla presenza delle voci, che siano dei cantanti solisti o del Coro, e dai temi che riconducono al rapporto dell’uomo con la volontà divina e con il fato. A illuminarne ogni aspetto la direzione, profonda e da ogni punto di vista magistrale, di Riccardo Muti, che poteva contare sulla valentia dell’Orchestra Cherubini con l’aggiunta di musicisti dell’Orchestra del Conservatorio Nazionale di Amman.
È una costante delle Vie dell’Amicizia quella di integrare musicisti del paese prescelto nell’orchestra impegnata nei concerti. Riccardo Muti ha dichiarato in apertura della serata di Jerash: «La musica non usa parole, la musica è un viaggio puramente spirituale, come Beethoven disse, “da cuore a cuore”. L'orchestra si compone questa sera di musicisti italiani ma anche giordani; non parlano lo stesso linguaggio, ma sedendo l'uno accanto all'altro esprimono le stesse emozioni, lo stesso amore per le qualità umane. La musica unisce le persone, è sempre stato così ed è il motivo per cui siamo qui questa notte».
Muti ha deciso inoltre di lasciare nelle serate uno spazio centrale, e non esiguo, a musicisti giordani e siriani che hanno interpretato musiche arabe tradizionali e contemporanee: tutti di alto livello, erano i cantanti Zain Awad, Ady Naber, Mirna Kassis, Razek-François Bitar e gli strumentisti Saleh Katbeh (oud) ed Elias Aboud (percussioni). Anche loro sono stati molto applauditi, nel successo generale della serata, con un calore speciale nelle ovazioni riservate dal pubblico a Riccardo Muti.
Il concerto di Pompei, al quale hanno assistito personalità come il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, è stato registrato per una produzione Rai Cultura che andrà in onda su Rai 1 sabato 5 agosto in seconda serata.
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna
Nell’ambito dell’appuntamento annuale di Ravenna Festival, che con Riccardo Muti fin dal 1997 crea un ponte tra i popoli grazie alla musica, l'8 luglio era stato organizzato un concerto per i profughi siriani del campo di Za’atari, in Giordania: ottantamila persone che vivono in situazione sempre più precaria nonostante il sostegno di governo giordano e UNHCR, che hanno istituito il campo fin dal 2012, e delle organizzazioni umanitarie presenti in loco.
Oltre a realizzare il concerto, Ravenna Festival ha portato in dono alcuni strumenti, perché tra i profughi ci sono diversi musicisti: oltre agli oud, cioè liuti, e migwiz, strumenti a fiato, già offerti, è previsto l’arrivo di violini e in parallelo una donazione per acquisto di altri strumenti tradizionali che non si sarebbero potuti reperire in Italia. La musica, che affratella gli esseri umani, è stata così portata in segno di partecipazione e di solidarietà ai profughi di Za’atari, tra le loro baracche, e la sera del giorno successivo al pubblico giordano, nel Teatro romano di Jerash, che per circostanze storiche è simile nella forma a quello di Pompei.
Il programma della serata, lo stesso eseguito a Ravenna due giorni prima, è stato replicato la sera di martedì 11 a Pompei, dove lo abbiamo ascoltato: comprendeva il second’atto dell’Orfeo ed Euridice di Gluck, con il sensibile controtenore Filippo Mineccia, che il pubblico di Ravenna già conosce per il suo ruolo nel Tamerlano di Vivaldi con Accademia Bizantina e Ottavio Dantone; poi “Casta diva”, la celeberrima aria dalla Norma di Bellini, affidata a un soprano giovanissimo ma dalle doti già evidenti, Monica Conesa. Infine, Il canto del destino di Brahms, sul prezioso testo del poeta tedesco Friedrich Hölderlin, dove il Coro Cremona Antiqua, ottimamente preparato da Antonio Greco, ha assunto un ruolo da protagonista.
Tre lavori avvicinati dalla presenza delle voci, che siano dei cantanti solisti o del Coro, e dai temi che riconducono al rapporto dell’uomo con la volontà divina e con il fato. A illuminarne ogni aspetto la direzione, profonda e da ogni punto di vista magistrale, di Riccardo Muti, che poteva contare sulla valentia dell’Orchestra Cherubini con l’aggiunta di musicisti dell’Orchestra del Conservatorio Nazionale di Amman.
È una costante delle Vie dell’Amicizia quella di integrare musicisti del paese prescelto nell’orchestra impegnata nei concerti. Riccardo Muti ha dichiarato in apertura della serata di Jerash: «La musica non usa parole, la musica è un viaggio puramente spirituale, come Beethoven disse, “da cuore a cuore”. L'orchestra si compone questa sera di musicisti italiani ma anche giordani; non parlano lo stesso linguaggio, ma sedendo l'uno accanto all'altro esprimono le stesse emozioni, lo stesso amore per le qualità umane. La musica unisce le persone, è sempre stato così ed è il motivo per cui siamo qui questa notte».
Muti ha deciso inoltre di lasciare nelle serate uno spazio centrale, e non esiguo, a musicisti giordani e siriani che hanno interpretato musiche arabe tradizionali e contemporanee: tutti di alto livello, erano i cantanti Zain Awad, Ady Naber, Mirna Kassis, Razek-François Bitar e gli strumentisti Saleh Katbeh (oud) ed Elias Aboud (percussioni). Anche loro sono stati molto applauditi, nel successo generale della serata, con un calore speciale nelle ovazioni riservate dal pubblico a Riccardo Muti.
Il concerto di Pompei, al quale hanno assistito personalità come il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, è stato registrato per una produzione Rai Cultura che andrà in onda su Rai 1 sabato 5 agosto in seconda serata.
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna