Sindaci, medici, e il direttore dell'Ausl Romagna firmano l'Appello per la sanità pubblica | la CRONACA di RAVENNA

Sindaci, medici, e il direttore dell'Ausl Romagna firmano l'Appello per la sanità pubblica

Incontro al Mercato coperto. Cresce la preoccupazione per i tagli finanziari in corso ormai da anni

10 marzo 2023 - Sono una sessantina, per ora, i sottoscrittori dell’Appello pubblico per la sanità pubblica, lanciato in questi giorni. Tra loro i sindaci di Ravenna (Michele de Pascale), Cesena (Enzo Lattuca), Rimini (Jamil Sadegolvaad), Santarcangelo (Alice Parma), l’ex presidente della Regione e Senatore, Vasco Errani, il direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori,medici come Maurizio Marangolo, sindacalisti.

Il documento è stato presentato questa mattina (venerdì 10 marzo) nel corso di un incontro pubblico al Mercato Coperto.

“La salute è un diritto fondamentale per tutte le persone, che la nostra Costituzione tutela e che lo Stato deve garantire” si legge in apertura.

Purtroppo “le condizioni in cui versa il nostro Sistema sanitario nazionale sono drammatiche. Rispetto alla riforma del 1978 c’è stato un cambiamento demografico non ancora metabolizzato in modo adeguato: siamo una società invecchiata e che invecchierà ancor di più. Sono anni che lo Stato non investe quanto necessario in termini di risorse finanziarie, professionali, riforme. L’impatto della pandemia sull’intero sistema aveva aperto la speranza per adeguati investimenti sul servizio sanitario. Così non è avvenuto, quanto meno in termini congrui.

 Un sistema già indebolito, costretto  a dare  priorità  alla gestione della pandemia, ha raggiunto risultati efficaci grazie allo straordinario impegno professionale,  ma contestualmente si è  infiacchita  la capacità di risposta assistenziale ai bisogni delle persone, le liste d’attesa sono incrementate, l’accesso a prestazioni a pagamento sono aumentate in modo esponenziale, il ricorso a sistemi assicurativi è stato stimolato e, più in generale, è  aumentato l’abbandono delle persone fragili per salute, età,  condizioni economico-sociali.  All’impatto pandemico si sono aggiunte le ricadute economico-finanziarie dovute alla guerra in Ucraina, l’inflazione, il caro bollette, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria delle Regioni, dei Comuni e delle famiglie.

 

Siamo di fronte ad un pericolo incombente: il superamento dell’universalismo sanitario del sistema nazionale, con l’avvio di fatto di un universalismo selettivo la cui conseguenza sarà una sanità che si rivolge prioritariamente ai poveri, progressivamente  più povera, aggravando quelle diseguaglianze che sempre più caratterizzano il nostro Paese.

È unanimemente riconosciuto che già oggi le differenze inaccettabili  nella società, in rapporto a istruzione, condizioni di vita e di lavoro, età e genere portano anche a diseguaglianze di salute. Le persone socialmente più disagiate si ammalano di più ed hanno maggiori difficoltà di accesso tempestivo a servizi di buona qualità.

La fine dell’universalismo peggiorerà ulteriormente le cose”.

 

Oggi serve con urgenza un coordinato insieme di provvedimenti con l’obiettivo di:

-       avere più medici, infermieri, personale sanitario e assistenziale per garantire accesso ai servizi, recupero liste d’attesa, riorganizzazione dei servizi territoriali. Personale adeguatamente formato e valorizzato, riconoscendone il ruolo strategico e adeguando salari, diritti, progressioni di carriera;

-       rafforzare l’assistenza territoriale per dare concretezza alla presa in cura delle persone, sostegno ai caregiver, integrazione sociale e sanitaria per garantire la domiciliarità. Particolare attenzione va posta alle aree interne, montane e collinari;

-       rivedere l’organizzazione della medicina generale e pediatria di libera scelta e assicurare la operatività di team multi professionali;

-       mettere in sicurezza gli ospedali a partire dai PP.SS e dall’Emergenza-Urgenza;

-       fare realmente delle Case della Comunità una sede in grado di semplificare l’accesso ai servizi, un luogo di partecipazione dei cittadini,  del volontariato, del terzo settore;

-       rafforzare i dipartimenti di Salute mentale e Sanità pubblica, con attenzione particolare a prevenzione e sicurezza sul lavoro;

-       rivedere e innovare  anche i percorsi formativi con  maggiore collaborazione fra SSN e Università;

-       investire in ricerca pubblica  e intervenire sul mercato farmaceutico. L’opposto della recente riforma di Aifa.

 

Riforme a scala nazionale,  rafforzamento dell’universalismo nell’accesso ai servizi hanno un valore insostituibile ma necessitano di maggiori  risorse. Poiché il Paese non può indebitarsi ulteriormente, se vogliamo evitare il ritorno a sistemi mutualistici-assicurativi, queste risorse vanno reperite  con un  sistema fiscale equo e progressivo.

I segnali che emergono dalla legge di bilancio di questo Governo vanno in direzione opposta:  risorse nettamente insufficienti per servizi sociali e sanitari, l’espansione della flat tax, i condoni e il sostegno all’evasione fiscale.

Ancora più preoccupante l’accelerazione del percorso legislativo per introdurre, anche in Sanità, l’Autonomia differenziata. Premessa per una dirompente risposta frastagliata, Regione per Regione, a problemi trasversali che riguardano l’intero sistema sanitario e che da tempo richiedono una risposta unica e nazionale: un altro grimaldello per abbattere l’universalismo e per  consolidare le disuguaglianze regionali che caratterizzano da sempre il nostro SSN.

I necessari provvedimenti per la messa in sicurezza del nostro Servizio Sanitario Nazionale non sono più rinviabili”


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