"Una giostra di duci e paladini", l'opera seconda di Alberto Cassani | la CRONACA di RAVENNA

"Una giostra di duci e paladini", l'opera seconda di Alberto Cassani

Il libro racconta la scomparsa del giornalista Victor Costa, unisce una storia noir di fantapolitica alla cronaca di una città (Ravenna)

10 febbraio 2021 - E’ da pochi giorni in libreria il nuovo romanzo di Alberto Cassani dal titolo Una giostra di duci e paladini, dopo l’esordio, L’uomo di Mosca, del 2018, entrambi pubblicati dall’editore Baldini+Castoldi. Il libro ha una dedica: “Nel ricordo di Fabrizio Matteucci, amico leale nella giostra della politica”.

Cassani è stato assessore alla Cultura di Ravenna per due mandati; in seguito è stato coordinatore della candidatura della città a Capitale Europea della Cultura 2019. In questi ultimi anni svolge il compito di capo segreteria dell’assessorato al turismo, commercio, trasporti e infrastrutture della Regione Emilia-Romagna, ma il lavoro non gli impedisce di coltivare la sua passione per la scrittura.

A dispetto del titolo, Una giostra di duci e paladini, che fa pensare a un contenuto giocoso, anche se il mondo è pieno di duci presi dal desiderio di addomesticare i paladini, il romanzo è un vero e proprio thriller, anche se più che suspense ha una trama che si snoda sul filo della tensione e dell’eccitazione.

“Victor è scomparso?” è un grido iniziale, un sasso lanciato nel lago che si espande in mille cerchi, e diffondono la notizia. Subito parte la ricerca che serve a ricompattare il rapporto di un gruppo di amici, con un interessante passato comune ma che il tempo aveva allontanati e che ora sono attenti a decidere, tutti insieme, come ritrovare l’amico scomparso.
“E’ una storia di amicizia, dice Alberto Cassani, di persone che hanno condiviso ideali e che non hanno mai dimenticato ciò che li legava. Perciò, di fronte a un amico braccato da forze potenti e costretto suo malgrado a scappare, si mettono in moto per aiutarlo e cercare di salvarlo”.

Amicizia, è vero, ma anche l’occasione per il vecchio amico Amleto di rivivere, seppur da paladino, un’avventura finalizzata al bene, per sentirsi vivo, per ridare senso alla sua vita. Nelle prime pagine del libro la lettura scorre lentamente, perché vengono ‘raccontati’ i personaggi, le loro scelte, le loro vite che si sono snodate nei venti anni che sono passati.
L’autore si sofferma, a volte, a descrizioni suggestive che superano la logistica del momento e diventano testimonianza di una situazione comune, strettamente legata a quella che tutti recentemente abbiamo vissuto nel lockdown.

Amleto vive in una casa di riposo, come tanti che hanno superato una certa età: “Lì, barricato nella sua stanza, aveva vissuto i lunghi giorni di quarantena imposti dal virus pandemico che aveva stroncato vecchi di tutto il mondo, falcidiando anche lì almeno un terzo degli ospiti della struttura. Ne era uscito illeso… ”, dunque era pronto a una nuova avventura. Così iniziano i contatti frenetici per raggiungere anche l’amico che aveva scelto di vivere oltreoceano.
Ecco, all’occorrenza, si ricompatta un sodalizio di tanti anni prima.

Alla richiesta di definire i protagonisti del romanzo, cioè i duci e i paladini, Cassani precisa: “E’ come dividere il popolo tra “buoni” e “cattivi”, tra cinici e idealisti”. Io mi sono ispirato al Faust di Goethe che dice ‘… Quel che chiamate spirito dei tempi, è in sostanza lo spirito degli uomini nei quali i tempi si rispecchiano... solo immondizia e vecchia roba inutile, tutt’al più tragedie di duci e paladini infarciti di massime di vita che stanno bene in bocca ai burattini’”.

Victor, Rube, Amleto, Walter e tanti altri… li lasciamo alle loro gesta visto che non si può anticipare un thriller, ma non possiamo ignorare le vicende, l’intrigo del racconto, i personaggi che vi ruotano attorno e fanno un vorticoso giro del mondo, da una cittadina di provincia a Milano, poi da Parigi a Bangkok, fino a Roma, per poi sciogliersi e risolversi nel punto di partenza. Tanto per rievocare la dinamica della giostra che è della politica, ma anche della vita stessa.

Parigi diventa il luogo internazionale dove la caccia all’uomo, Victor, che è rimasto casualmente impigliato in una maglia della peggiore politica, contro il tentativo di protezione degli amici, diventa un rincorrersi attraverso strade, stradine, piazze. Ciò rivela una conoscenza approfondita della capitale francese da parte dell’autore: “Io conosco bene Parigi, dice Cassani, ci sono stato tante volte ma l’ultimo viaggio, prima di pubblicare il libro, l’ho fatto proprio con l’intento di verificare l’esattezza dei luoghi citati nel romanzo, come ho fatto quando la scena del libro precedente era Mosca, anche lì sono andato a verificare la veridicità dei luoghi citati nel romanzo”.

Viene spontaneo chiedergli quanto c’è di autobiografico nel romanzo, come emerge dal racconto di Amleto che è stato coordinatore della candidatura della città a Capitale Europea della Cultura, e la sua delusione per non essere stato compreso e ringraziato del lavoro fatto.
La risposta di Cassani è vaga ma sincera allo stesso tempo: “Quando si scrive, inevitabilmente si cede la propria esperienza di vita, si distribuiscono nelle vicende le proprie emozioni presenti e passate… è inevitabile. Chi ha vissuto nella politica e ne conosce ogni aspetto positivo e negativo, non può non riportarlo in ciò che scrive, soprattutto gli aspetti che sempre e comunque caratterizzano il terreno politico. Anche perché, nella mia biografia personale, la politica ha avuto un ruolo importante. E quando sono arrivato alla creazione letteraria non ho potuto fare a meno di attingere a questa esperienza.
Detto questo resto convinto che la politica è il terminale, l’interruttore di vari processi umani. È una dimensione che può avere una rilevanza esistenziale, anche simbolica, capace di influire sensibilmente sulle vite delle persone, stimolando, in determinate situazioni, pulsioni e passioni, vizi e virtù”.

Ma nel libro di Cassani non troviamo solo momenti, descritti con evidente lucidità e profondità, di chi ha del mondo una visione pignola e filosofica, si scorgono anche momenti descrittivi che rivelano, spesso nascosti, momenti poetici: “L’Estate di San Martino sembrava vivere un tempo supplementare, concedendo al sole di posarsi su ogni cosa e donando così un tepore fuori stagione”. Se lo facciamo notare, all’autore, lui ride e dice: “Vuol dire che ho anche un’anima!”.

Anna De Lutiis


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