Cultura
Nuova edizione per “La Profezia di Dante” di George G. Byron
Con l'introduzione di Antonio Patuelli, Libro Aperto ha ripubblicato i quattro canti del poeta britannico
In occasione dell’apertura del Museo di Byron e del Risorgimento, Libro Aperto ha ripubblicato La Profezia di Dante, il poema di George G. Byron.
Nell’introduzione, Antonio Patuelli scrive fra l’altro che Byron, che nacque nel 1788, viveva intensamente i sogni di libertà suscitati dalle rivoluzioni e dalle Costituzioni americana e francese di fine Settecento, che stimolarono gli ideali di libertà che furono alla base del Risorgimento italiano.
Byron, durante il suo soggiorno ravennate, compose quattro canti, in stile dantesco, intitolati La Profezia di Dante. L'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1821 e rappresenta un Dante romanzato che, dopo aver completato la Divina Commedia e vicino alla morte, predice (la «Profezia») il futuro dell'Italia, descritta come divisa e meritevole di libertà e indipendenza. Byron si identifica con Dante e fa esprimere all’Alighieri i propri sogni di libertà per l’Italia.
Quest’opera gli venne sollecitata dalla sua giovane amante e musa ravennate, Teresa Gamba Guiccioli, a cui Byron dedicò La Profezia, che inizia con la descrizione della durezza dell'esilio di Dante, visto come martire, e viene coniugato da Byron, identificato in Dante, con l’aspirazione alla libertà. Anche Byron era un esule dalla sua Inghilterra lasciata nel 1816.
La Profezia di Dante è quindi un inno alla libertà, all’indipendenza e all’unità d’Italia, ostacolata dalle faziosità e dalle divisioni interne. Era certamente un’opera eversiva in quel tempo.
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